Storia
L’antico sentiero (la strada selciata o «silicata» come chiamata localmente) che porta da Cassino al Monastero si sviluppa per circa 1,5 km., ed è per lo più ricoperto dalla caratteristica pavimentazione in antico selciato romano.
La costruzione della «strada carrozzabile» (via Montecassino), i cui lavori terminarono nel 1887, interessò anche il sentiero storico in quanto finì per intersecarlo in alcuni punti. In definitiva la «strada carrozzabile» lo ha interrotto, sezionandolo in vari tratti.
L’accesso al primo tratto è al tornante di «Quota 202», dove è posizionato un pannello informativo del CAI.
Il percorso dell’antico sentiero era segnato da varie cappelle, lapidi, chiesette, croci, edicole innalzate per vari motivi ai suoi margini. Gran parte di questi manufatti sono scomparsi (X) a causa delle guerre e delle distruzioni e ne sopravvivono oggi solo alcuni (●).
Partendo da Cassino si incrociano o si incrociavano:
(X) cappella di San Mauro (eretta per ricordare il congedo di S. Mauro da S. Benedetto alla partenza per l’evangelizzazione in Francia; la cappella fu abbattuta a metà del 1700 essendo divenuta un «ricovero di bestie»);
(X) cappella poi divenuta chiesetta di Santa Scolastica (vi si recavano gli abitanti di San Germano in processione per implorare la pioggia nei periodi di siccità);
(X) cappella di Santa Croce (chiamata «Santa Crocella», detta anche «le tre Cappelle», lì dove, secondo la tradizione S. Benedetto cadde su un masso mentre saliva a dorso di una mula ma senza rimaner ferito essendo il sasso fattosi come cera e su di esso rimase impressa la coscia della mula che l’aveva riparato. La cappella era legata anche al ricordo di altri miracoli compiuti da S. Benedetto quale quello del vino o quello della guarigione di un ammalato e per tale motivo erano state aggiunte le due cappelle laterali. Nel corso dei secoli in quel luogo si ebbero verificati vari miracoli mentre la polvere asportata dalla parte superiore del sasso era utilizzata dal popolo contro le febbri [malariche]. Alla cappella si fermò a pregare papa Celestino V, in visita al monastero nel 1294, che concesse un’indulgenza di cento anni e cento quarantene);
● Lapide di d. Angelo Tosti (si tratta di un masso alto circa un metro che nella faccia rivolta verso il sentiero riporta questa una frase-preghiera:
«[Padre] Nostro
Che [sei] nei cieli
[Affratell]a a noi la Inghilterra
[Nell’]unità della fede»
La tradizione a Montecassino attribuisce la frase all’importante monaco e storico cassinese don Angelo Tosti. Sui motivi che indussero a incidere sul masso la frase esistono due distinti versioni. La prima fa riferimento all’improvvisa conversione al cattolicesimo di uno studioso inglese di religione anglicana. ospite a Montecassino negli anni Ottanta dell’Ottocento. Nel corso del suo soggiorno ebbe modo di confrontarsi su questioni religiose con d. Angelo Tosti, discorrendo su cattolicesimo e anglicanesino. Quando lo studioso ripartì, il monaco cassinese volle accompagnarlo alla stazione di Cassino. Lungo il sentiero, arrivati all’altezza del masso, l’anglicano si fermò e gli disse: «Padre io da questo momento sono cattolico romano: mi avete convinto». La seconda versione vuole, invece, che d. Angelo Tosti abbia dettato la frase quando si venne a sviluppare, sotto il pontificato di Leone XIII, una corrente di pensiero che auspicava il riavvicinamento degli anglicani alla Chiesa romana. Originariamente assieme all’incisione della frase, sul masso venne piantata una croce che oggi non c’è più in quanto andata distrutta dalle schegge di granata nel corso della Seconda guerra mondiale che colpirono lo stesso masso nella parte sinistra e nella sommità, frantumando parti della scritta);
(X) cappella ubicata di S. Severo (fatta costruire all’inizio dell’XI secolo dall’abate Teobaldo, 1022-1035, dedicata al vescovo dell’antica Casinum, in un luogo che comunemente si chiamava «alla volta di S. Severo». Fu demolita nel 1821);
● «croce del ginocchio» (la croce è posizionata su una base di pietre squadrate. Al di sotto si trova un piccolo masso che riporta, protetto da una grata di ferro, un infossamento. Secondo la tradizione quella incavatura è il calco del ginocchio di San Benedetto che il santo lasciò impresso quando, giunto vicino a Monte Venere e guardando verso la sommità di Monte Cassino, si era inginocchiato in preghiera per chiedere aiuto a Dio dovendo iniziare sia l’opera di evangelizzazione sia quella di distruzione dell’idolatria. Secondo la tradizione quando San Benedetto si rialzò notò che il suo ginocchio aveva creato un incavo nella pietra lasciandone l’impronta e quello fu il segno che il Signore lo avrebbe seguito in tutta la sua opera);
(X) edicola dell’Immacolata (composta da un mosaico innalzato su una colonna di granito grigio, fu realizzata da don Eusebio Grossetti e venne collocata nella tarda primavera del 1943 ma è andata completamente persa a causa della guerra);
● croce del Belvedere
● cappella di Sant’Agata (protettrice dei terremoti, edificata nell’XI secolo, distrutta dalla guerra e riedificata).
Riferimento bibliografici:
Flavio Della Marra, Descrizione istorica del Sacro Real Monistero di Monte Casino, F.lli Raimondi, Napoli 1775
Angelo Pantoni, Come si saliva a Montecassino nel secolo scorso, in «Echi di Montecassino», a. IX (1981) n. 18
Emilio Pistilli, Antiche strade per Montecassino, Lamberti ed., Cassino 1992
Salvatore Capaldi, Sentieri per Montecassino, presentazione Faustino Avagliano, CAI Cassino, Tipogr. F. Ciolfi, Cassino 2011
La “Lapide di Tosti”, in «Studi Cassinati», a. IX, n. 2 aprile-giugno 2009, p. 120 http://www.cdsconlus.it/index.php/2016/09/27/la-lapide-di-tosti/